Lanci del CMP, del 1° Gruppo Tattico Paracadutisti e della Brigata Folgore anni ’60.
Breve cenno sui lanci e sui paracadutisti:
Il paracadutista militare è il militare che utilizza il paracadute per il suo impiego in combattimento. È solitamente inquadrato in apposite unità, all’interno delle forze armate, particolarmente addestrate. Il paracadutismo militare è utilizzato per impieghi strategici e tattici dalle forze armate di numerosi stati. I paracadutisti militari possono far parte dell’esercito o dell’aeronautica (come “fanteria dell’aria”).
Il primo lancio di guerra fu effettuato da Alessandro Tandura, ufficiale degli Arditi italiani, nella notte fra il 3 ed il 4 agosto del 1918 nella zona di Vittorio Veneto. A pochi giorni di distanza venne eseguito anche il secondo, effettuato da Pier Arrigo Barnaba, tenente delle Fiamme Verdi, gli Arditi degli Alpini. Tra la fine degli anni 20 e gli anni ’30 l’applicazione teorica dell’uso del paracadute a scopi militari fu studiata in Italia e in Unione Sovietica.
(da Wikipedia: “Paracadutista Militare”)
Corsi per Lanci vincolato militari:
Nelle tre settimane di formazione a terra, comunemente conosciute come corso palestra, i singoli momenti del lancio, dalla vestizione all’atterraggio, sono affrontati ed approfonditi separatamente. Ogni singola fase viene esaminata minuziosamente dagli istruttori e ripetuta più e più volte dagli allievi, sino all’apprendimento dei necessari automatismi ed alla creazione di una sorta di “memoria muscolare” che induce a movimenti rapidi ed istintivi. Così, ad esempio, il movimento all’interno del velivolo, la presentazione alla porta e l’uscita sono simulati prima in una falsa carlinga a terra, poi sulla torre di 15 metri.
Il controllo della corretta apertura della calotta, il comportamento durante la discesa e la reazione ad eventuali malfunzionamenti sono invece affrontati in una struttura, simpaticamente conosciuta come “il pollaio”, in cui gli allievi, appesi con tutto l’equipaggiamento, imparano, tra l’altro, ad affrontare gli effetti del vento.
L’addestramento all’atterraggio si svolge invece prevalentemente in palestra e richiede il perfetto apprendimento della tecnica corretta. La capovolta finale, infatti, permette di ridurre gli effetti della velocità di discesa e di contrastare il trascinamento a terra. Per ogni fase, non necessariamente affrontata in sequenza ma ripetuta più volte, gli istruttori accertano il raggiungimento del necessario livello di apprendimento da parte di ogni singolo allievo. Nella terza settimana gli istruttori effettuano le valutazioni finali per l’ammissione al lancio. Gli allievi dovranno dimostrare assoluta padronanza delle tecniche acquisite e superare alcune prove specifiche tese ad accertare il raggiungimento del necessario livello di agilità e di coordinazione motoria: salita alla fune di 4 metri, superamento del muro di 2,4 metri, staccata in lungo del plinto, salto nel telo tondo da un’altezza di 5 metri e 5000 di corsa piana da percorrere nel tempo massimo di 25 minuti. Saranno quindi gli stessi istruttori ed aiuto istruttori del corso ad accompagnare i rispettivi allievi ai primi lanci, con l’IP nel ruolo di Direttore di Lancio della propria sezione.
(da “AD Analisi Difesa”)